What Kind of Classic?
Le radio in Italia stanno
cambiando.
Ce lo racconta in esclusiva dj
Cifra.
Lo scenario radiofonico italiano sta di nuovo
cambiando.
Questa volta a smuovere le acque
è il recente cambio di proprietà di Radio 101. La storica emittente
milanese, nata trent'anni fa come Radio
Milano
International, naviga da tempo in
acque agitate, a causa di difficoltà gestionali della vecchia
proprietà, con conseguente mancanza di investimenti e di una chiara linea
editoriale. A cercare di rilanciarla, sollevandola dal baratro di ascolti che in
tempi recenti l'ha portata ben al di sotto del milione di ascoltatori, arriva
Mondadori, attraverso la società Monradio. La casa editrice di Segrate
è di proprietà del Presidente del Consiglio italiano, leader in ambito
televisivo con Mediaset, ma che evidentemente soffre il fatto che la radio sia
dominata dalla sinistra, la quale attraverso il gruppo Espresso/Repubblica
controlla tre emittenti chiave come Deejay, Capital e l'astro nascente M20, in
rapida ascesa sul pubblico teen-ager. Si dice che l'acquisizione di Radio 101
sia solo la prima di una serie, e che Mondadori stia per comprare anche Kiss
Kiss e Latte e Miele per fonderle in un unico network nazionale da spedire
dritto contro Radio Italia attraverso una aggressiva programmazione di sola
musica italiana.
Intanto, da qualche
settimana, è cominciato il restyling di Radio 101, che ha abbandonato la
dicitura anglofona "One O One" per la più italica "Radio Centouno", e che
promette "solo i classici che conosci e i successi che ricorderai". Una chiara
dichiarazione di guerra a Radio Capital sul territorio della "Classic radio",
formato dedicato alle canzoni vecchie, conosciute, evocative, rassicuranti.
Anche i jingles in onda vanno in questa direzione, con scenette in cui lui dice
a lei "Ti ricordi, questa è la canzone di quando ci siamo conosciuti!". Si
punta dunque sul pubblico degli over 30, ottimo target "alto spendente" che fa
gola agli inserzionisti pubblicitari, e su una programmazione fondata sui "pezzi
famosi". Da un ascolto comparato, però, si capisce subito in che cosa
differiscono la nuova 101 e Capital. In estrema sintesi: 101 tira fuori, nella
programmazione musicale, tutta la sua intrinseca "milanesità", opposta alla
"romanità" di Capital, che infatti è basata nella capitale e diretta
da Carlo Mancini, proveniente dala scuola romana di Radio Rai e Dimensione
Suono. I classici di 101 sono soprattutto di stampo "ritmico": Barry White,
Earth Wind & Fire, Diana Ross, i classici della disco music, e molti anni
'80, dagli Spandau Ballett ai Culture Club. Su Capital invece trionfa il pop
rock di James Taylor, Bruce Springsteen, Eagles, America. Tutto sommato si
ripropone, trent'anni dopo, la differenza che c'era tra Roma e Milano: all'ombra
del cupolone c'erano i fricchettoni con la borsa di tolfa e le clarks, che
suonavano la chitarra e sognavano la west coast, mentre Milano era la meta dei
discotecari, del Nepentha, dei Sambabilini e di Fiorucci. A Roma le canne, a
Milano la coca, Roma di sinistra, Milano di destra, Capital con l'Espresso, 101
con Mondadori. Preciso.
Ma non è
l'unica differenza tra le due radio. Capital vive di "classici e notizie",
cioè dell'alternanza tra la musica e le news di una ottima redazione
giornalistica diretta dall'autorevole Vittorio Zucconi. 101 purtroppo pecca
ancora del più grave difetto di tutte le radio italiane, secondo il quale
le cose che si dicono alla radio devono per forza essere effimere, frivole,
possibilmente strambe, insomma, quello che si sintetizza con la fastidiosa
definizione "Curiosità". E questo è veramente un limite. Dopo una
bella canzone di Donna Summer non mi importa di sapere che è stato scoperto
che anche i polipi hanno l'erezione. Mi piacerebbe di più sapere, ad
esempio, se sono previsti scioperi dei treni o di cosa parla il nuovo film con
Tom Hanks. Questo Capital lo fa. 101 no.
Quando Arbore e Boncompagni vararono la
trasmissione "Alto Gradimento", in un primo momento avevano proposto come titolo
"Musica e puttanate". Putroppo, questo è ormai il contenuto più
diffuso tra le radio italiane, anche se le puttanate non sono quelle geniali del
leggendario duo. Si dice, però, che a 101 stia per arrivare una infornata
di autori e personaggi famosi, anche televisivi, ad arricchire i contenuti e la
parte spettacolare. Staremo a
vedere.
In tutto ciò, però,
che fa Radio Montecarlo? Già, perchè non bisogna dimenticarsi che sul
target "adulto", Capital non è mai riuscita a scalfire veramente la
leadership della storica emittente monegasca, che rimane più alta della
concorrente diretta come dati d'ascolto, e che oggi ha una rivale in più
che cerca di erodere il suo terreno. Vista la situazione, anche Montecarlo sta
correggendo il tiro, e in maniera intelligente si sta sfilando dalla battaglia
dei classici per proporre, come dicono i promo già in onda, un formato
"Giovane, Moderno, Elegante". Bella mossa, posizionarsi sui "modern classics".
La radio che si è sempre identificata con il sound un po' "jazzy" di Sade,
Sting e Pino Daniele, pur non abbandonando questo tipo di musica ( pochi giorni
fa siamo incappati nella irrinunciabile "The promise you made" dei Cock
Robin...) allarga a Robbie Williams, Gwen Stefani, Alicia Keys, e naturalmente
Norah Jones e Michael Bublè, per conquistare un pubblico anche più
giovane, sempre di target
"alto".
Forse, fra i due litiganti,
sarà sempre il terzo a godere, e comunque la guerra è cominciata. Una
guerra che vede i grandi colossi combattere anche con delle consolidate
realtà locali che in ambito di musica "vecchia" sono dei seri competitors
(come 105 Classics a Milano e Radio Nostalgia a Genova). Chi ci rimette, in
tutto ciò, è come sempre la musica nuova, che ha sempre meno spazi
alla radio. Ma questa è una dura legge universale valida ovunque. Uno dei
più grossi esperti americani di programmazione radio un giorno disse:
"Bisogna essere sicuri di trasmettere la musica che la gente vuole ascoltare".
Sembra una frase banale, ma qualcuno doveva pur
dirla.
Cifra.
Pubblicato: Lun - Aprile 25, 2005 ;