Chez Astoux 6.


Leoni in diretta dal festival della pubblicita' di Cannes.


Real men of genius.
Di Francesco Taddeucci.

Per capire, partiamo dalla fine: il giurato brasiliano esce dalla porta di servizio perché letteralmente braccato dai giornalisti di settore del suo paese. Nello stesso drammatico frangente, la giornalista italiana con cui parlo al telefono confessa candidamente di non conoscere la campagna "Real Men of Genius" di Budwiser.
In questo filmino che spero stiate vedendo con chiarezza, c'è finalmente il senso alla domanda che tutti gli stranieri ci fanno sempre: perché gli italiani non vincono a Cannes?

Dunque il Grand Prix Radio di Cannes per il secondo anno di seguito va a Real Men of Genius: otto radio diverse, quasi tutte molto divertenti, non tutte all'altezza del massimo premio creativo del mondo (opinione personale).
Una campagna che già esiste da tempo, non nuova, ma forse non ancora vecchia.
Per me non era da Grand Prix, ma io sono italiano e vedo le cose diversamente. Sento in questo vicini a me gli argentini, gli europei, i latino-americani. Dall'altra parte vedo gli americani, gli inglesi,o i sudafricani e australiani.

Due modi molto diversi di vedere la pubblicità radiofonica.

Per noi conta l'idea, anche se piccola, anche se ridotta a un trucchetto sonoro, purché sia uno schiaffo che ti sveglia dal torpore, una secchiata di qualcosa o venti secondi di solletico. Come i nostri bei radio Aspirina e Svelto, per esempio. O il computer Apple che si accende. O il coyote che arranca.
Divertenti giochi, intelligenti ispirazioni.
Ma a loro non basta. Per loro conta la scrittura. Lo script, unito a una realizzazione che deve essere impeccabile. Loro vogliono dei veri e propri pezzi di commedia radiofonica, se no non se ne fa nulla. Ecco perché ha rivinto Budwiser. Ecco perché abbiamo vinto poco noi.
Radio scritte divinamente, con realizzazione da paura. Questo conta per loro.
E alla fine, questo conta per tutti.

Vi riporto il commento di un bravo giurato inglese della Leo Burnett: (traduco) "...se a questa radio togliamo il prodotto alla fine e la mandiamo in onda, è uno dei più merdosi pezzi di commedia radiofonica che abbia mai sentito".

Capito il punto? Per tutti loro la radio (e se ci fate caso, anche tutte le creatività su tutti altri media) deve prima di tutto intrattenere. Mi deve divertire, o emozionare come un vero spettacolo. Anche di più, visto che lo subisco. Deve essere uno show. Devo avere voglia di ascoltarla 10, 20 volte. Se no, niente premio.

Quando avrete del tempo, e quando saranno inserite, andate sul sito Canneslions.com e ascoltate le radio che hanno vinto. Se riuscirete a superare le difficoltà linguistiche dovute a testi interminabili, potreste scoprire dei veri e propri tesori di scrittura creativa, oltre che di grande realizzazione tecnica.

Noi spesso ci limitiamo a trovare lo spunto, e lì ci fermiamo. Più o meno appagati dalla nostra idea. Loro invece, una volta trovato lo spunto, scavano, scavano, scavano (o scrivono, scrivono, scrivono), fino a trovare il metallo a suon di dialoghi irresistibili o testi davvero comici.

Questa è la vera differenza tra noi e loro, almeno da quanto ho capito io.

Paradossalmente, una radio che avrebbe avuto successo nella mia giuria era proprio quella per Arquati con Elio, oro e Gran Prix all'ADCI. Perché è un vero pezzo di commedia. Perché ho voglia di riascoltarla 30 volte. Era più internazionale lei di tutte le altre, in un certo senso. E chi se ne frega se è in italiano e in inglese non era traducibile: vi assicuro che non era questo il punto.
Abbiamo guidicato TUTTE le radio ascoltandole in versione originale e leggendo il testo a fronte. Indagando su possibili variabili legate alle culture locali o - nel caso - addirittura a giochi di parole.

Io sono contento di come è andata, perché su sole 17 radio iscritte ne sono entrate 5 (quasi un terzo), e 2 hanno preso un Leone.

Però, credetemi, possiamo fare ancora meglio.
Questo, più ancora delle cinque soddisfazioni, è quello che mi porto a casa dalla bella esperienza in giuria.

Voglio chiudere queste note serie, con una annotazione ancora più grave: Astoux è finito. Si mangia male. Cambia titolo per il prossimo anno, Frà.

Pubblicato: Mar - Giugno 20, 2006 ;    


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