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Ultimo aggiornamento: nov 04, 2006 08:58 p.
Basi
L'esperienza fondamentale di Luca ''Cifra''
deGennaro con il film The Concert Of Bangla Desh che esce ora in
dvd.
Esce in
questi giorni in DVD il leggendario "Concerto per il Bangla Desh", che George
Harrison organizzo' 35 anni fa e che fu il primo della storia tra i "grandi
concerti benefici per raccogliere fondi per una causa umanitaria". Tutti i vari
Live Aid, Mandela e Peter Gabriel vari arrivarono dopo, e da questo presero
ispirazione. Il DVD, curato dalla amorevole e discreta moglie di George, Olivia,
contiene parecchio materiale inedito che non vediamo l'ora di vedere. O di
rivedere. Perche' la prima volta che abbiamo visto quel film non ce la
dimentichiamo.
Estate 1971. Finita la
terza media, come tanti ragazzotti all'epoca, vengo spedito per qualche
settimana in Inghilterra per imparare l'Inglese. Mi ritrovo in una casa di
campagna nel Sussex, ospite di una famiglia che contribui' come nessun altro ad
un nettissimo imprinting che mi fece stare sul cazzo tutti gli inglesi da allora
e per sempre, ma per fortuna ero insieme a qualche amico simpatico. Carlo,
compagno di scuola e che suonava nella mia band, poi una ragazzina spagnola
carina mediterranea che gia' mi smuoveva i primi istinti, e un hippy di Amburgo
magro con i capelli lunghi. Nel Sussex ci si rompevano le palle in modo
esagerato, e allora ogni tanto si riusciva a fuggire dalle noie della fattoria
prendendo un treno che in un'ora ci portava a Londra. Stazione di Charing Cross.
E da li' si camminava per ore. Non avevamo soldi, ma non c'era bisogno di niente
per riempire l'emozione pulsante di essere nella Swingin' London a passeggiare
liberi tra Carnaby Street e Hyde Park a tredici anni neanche compiuti. Le
magliette, i poster, i vestiti, i dischi, bastava guardarli per sentirli nostri.
It's London, baby. Un pomeriggio, camminando per Shaftesbury Avenue, passiamo
davanti ad un cinema e con grande sorpresa notiamo che non solo danno il film
del Concert For Bangla Desh, ma che e' il primo giorno in cui lo proiettano!
Cioe', la "prima" ufficiale sara' quella sera, o forse c'e' stata la sera prima,
insomma che facciamo? Io non me lo voglio perdere. Li abbiamo i soldi per il
biglietto? Contiamo. Si. Li abbiamo. Qualcuno dice "Ma c'e' il sole, sono le tre
del pomeriggio, perche' non andiamo invece in giro....". Fate come vi pare, io
entro. Entriamo tutti.
I "Film
concerto", allora, erano il sostituto naturale dei concerti che non si potevano
vedere. Si andava al cinema a vedere "Cream Last Concert", "Jimi Hendrix at the
Isle Of Wight", "Yessongs", "Mad dogs and Englishman" con Joe Cocker, e
naturalmente i film sui grandi festival, da "Monterey Pop" (quello con Hendrix
che da' fuoco alla chitarra) a "Woodstock". Qualche anno dopo, "The Last Waltz",
"The song remains the same" dei Led Zeppelin, "No Nukes" e "Sign Of The Times"
di Prince sarebbero stati gli ultimi grandi "concert movies" della storia. Ed e'
quindi con l'approccio da concerto che ci apprestammo a vedere il film sul
grande schermo del Shaftesbury Theatre, e ad ascoltarlo nello splendore
avvolgente di una stereofonia che nei cinema italiani non ci sarebbe stata per
molti anni a venire.
George vestito con
uno stilosissimo completo bianco che canta tutti i pezzi bellissimi di "All
things must pass", Ringo alla batteria, Leon Russell al pianoforte con i capelli
biondi lunghissimi che rivisita "Jumpin' Jack Flash", e poi Billy Preston che
canta "That's the way, God planned it" accompagnandosi con l'hammond, Clapton
che entra per suonare con l'amico e rivale in amore "While my guitar gently
weeps", e alla fine Dylan che riesce a trasmettere un carisma invincibile
malgrado il goffo giubbotto di jeans. Che concerto, che musica meravigliosa, e
che bello vederli li' tutti insieme, a cantare sorridenti. Era solo un film, lo
stesso che adesso potremo rivedere su un comodo DVD a casa. Ma quei 4 tredicenni
che uscirono dal cinema di Londra in un caldo pomeriggio di Luglio del 1971,
quel film lo avevano visto
meglio.