Auguri Bowie. Auguri ragazzi.


Ragazzi?!
Da dj Cifra e dj Lueeza.



Oggi David Bowie compie 60 anni. E va be'. E' da un po' di giorni che lo si legge sui giornali, ci sono le serate di festeggiamento delle tributebands e tutte le cose che giustamente si fanno per festeggiare le ricorrenze importanti.
Pero', stamattina, facendo colazione, il pensiero di Bowie sessantenne mi ha fatto venire il magone del tempo che passa per tutti. Perche' c'e' una grande differenza tra i 60, o 70, di Dylan, Beatles, Rolling Stones, e quelli di Bowie.
La differenza e' data da come eravamo noi quando abbiamo cominciato ad ascoltare questi artisti. Quelli della mia generazione, nati tra la finedei '50 e l'inizio dei '60, hanno conosciuto Dylan, Beatles, De Andre', i Jethro Tull, il mito di Woodstock e queste cose da bambini, attraverso i dischi e i racconti dei fratelli maggiori.

Bowie e' gia' uno arrivato dopo, che quindi abbiamo conosciuto in prima persona quando eravamo gia' "ragazzi", i cui dischi abbiamo comprato con i soldi della paghetta e le cui recensioni leggevamo su Ciao 2001. Ricordo benissimo il momento in cui tornai a casa con "The rise and fall di Ziggy Staurdust and The Spiders From Mars", tutto fiero del mio acquisto, e cominciai ad ascoltarlo in continuazione imparandone a memoria testi e musica.
Bowie e' gia' "nostro", non e' ereditato. I miei fratelli maggiori non sapevano chi fosse, allora. Glie l'ho raccontato io. E il punto di incontro lo trovammo nella sua versione di "See Emily Play" dei Pink Floyd che incise nell'album "Pin Ups". Perche' quel disco dei Pink Floyd, su 45 giri, apparteneva ancora ai fratelli maggiori ( "La senti questa? Si chiama musica psichedelica", mi aveva detto mio fratello facendomelo ascoltare per la prima volta, quando avevo 7 anni ).

Bowie lo abbiamo discusso per anni, abbiamo suonato "Rebel Rebel" in discoteca milioni di volte, siamo andati in Francia apposta per vederlo suonare nell '83. Serious Moonlight Tour. E anche se non vende piu' tanti dischi da tempo, ogni volta che esce un suo album io quei due o tre pezzi veramente belli ce li trovo e mi fa piacere.
Bowie che ha 60 anni, in fondo, vuol dire che siamo un po' vecchi anche noi.
E questo riesce a farti andare di traverso il te' del mattino e a commuoverti anche un po'.
------------------------------
Quando mi hanno detto "Bowie compirà 60 anni" la prima reazione è stata: wow, ma allora ne ha solo 16 più di me.
Una differenza anagrafica insignificante, se paragonata all'immensità del personaggio e del contributo che ha dato alla mia vita. Stranamente, a Bowie ci sono arrivata un po' tardi: il mio primo amore (fin da bambina) erano gli Stones, seguiti dai Beatles, Genesis, Pink Floyd... e Bay City Rollers nell'ordine esatto. Complice non un fratello ma un cugino maggiore, che si tuffava nel prog-rock verso i suoi 14-15 anni, che corrispondevano agli 11-12 miei. Così, a 12 anni scoprivo Wish you were here, mi prendevo una scuffiona per Roger Waters (eh, che situazione SPAVENTOSAMENTE profetica) e dopo poco arrivava lo schiaffo del punk, consegnatomi con sonori manrovesci da Patti Smith.

Bowie fu un ripensamento della tarda adolescenza: mi ci avvicinai perché non si poteva prescindere, e perché nel frattempo mi ero innamorata dei Roxy Music e mi sembrava evidente il nesso. Non a caso, il "mio" Bowie è quello di Heroes, Lodger, Scary Monsters: il Bowie a cavallo fra '70s e '80s, quello della maturità - la sua come uomo, la mia come "esami di" a cui fornì una sostanziale colonna sonora. Bowie per me è il produttore di Iggy Pop, il viso affilato da associare con l'affilatissima Berlino.

Certo, l'ho cantato, ballato e trasmesso innumerevoli volte. E proprio lui - insieme a Trent Reznor - firma quello che per me rimane il momento più indimenticabile di ROCK con tutte le lettere maiuscole a cui abbia mai assistito. Un concerto in una mega arena fuori Chicago (dove avrei vissuto un altro momento perfetto, ovvero Patti Smith sul palco coi REM)... i Nine Inch Nails sono in tour con Bowie, e stanno finendo il loro cazzutissimo set: attaccano Scary Monsters nella versione più sinistramente industriale che si possa immaginare e arriva Bowie sul palco, che la canta - così martellante, spigolosa, minacciosa - insieme a Reznor. Da urlo, da infarto, da ripromettersi di non dimenticare mai, ma proprio mai, a costo di farne l'ultimo barlume di lucidità concessa. Avrei voluto durasse per sempre.
A quell'epoca, Bowie probabilmente aveva 50 anni. Significativo anche questo: che un artista continui ad oltranza ad essere capace di suscitare emozioni tremende per la loro intensità, che non mollano a distanza di anni ed anzi si riconfermano giorno dopo giorno in testa alla classifica dei momenti perfetti, nonostante nel frattempo io abbia visto altre cose, altre band, altre forme d'arte.

Confesso che da quel momento il mio rapporto con Bowie è cambiato: continua a non esserci nel suo catalogo un CD per la mia isola deserta, ma provo per lui una deferenza pressoché mistica. Nessun artista mi ha mai coinvolto tanto, né i miei (tanti) preferiti, né la buonanima di Cobain, né quelli che mi hanno sorpreso e conquistato proprio dal vivo. E' strano confessare di aver riservato un posto così speciale nel cuore ad un artista che per la maggior parte del tempo ho percepito con relativa freddezza, ma innegabilmente, inesorabilemte, nel mio piccolo mondo rock'n'roll, Bowie è sovrano.

Pubblicato: Lun - Gennaio 8, 2007 ;    


©