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Ultimo aggiornamento: gen 09, 2007 05:48 p.
Auguri Bowie. Auguri ragazzi.
Ragazzi?! Da
dj Cifra e dj Lueeza.
Oggi David Bowie compie 60 anni. E va
be'. E' da un po' di giorni che lo si legge sui giornali, ci sono le serate di
festeggiamento delle tributebands e tutte le cose che giustamente si fanno per
festeggiare le ricorrenze importanti. Pero',
stamattina, facendo colazione, il pensiero di Bowie sessantenne mi ha fatto
venire il magone del tempo che passa per tutti. Perche' c'e' una grande
differenza tra i 60, o 70, di Dylan, Beatles, Rolling Stones, e quelli di
Bowie. La differenza e' data da come eravamo
noi quando abbiamo cominciato ad ascoltare questi artisti. Quelli della mia
generazione, nati tra la finedei '50 e l'inizio dei '60, hanno conosciuto Dylan,
Beatles, De Andre', i Jethro Tull, il mito di Woodstock e queste cose da
bambini, attraverso i dischi e i racconti dei fratelli
maggiori.
Bowie e' gia' uno arrivato
dopo, che quindi abbiamo conosciuto in prima persona quando eravamo gia'
"ragazzi", i cui dischi abbiamo comprato con i soldi della paghetta e le cui
recensioni leggevamo su Ciao 2001. Ricordo benissimo il momento in cui tornai a
casa con "The rise and fall di Ziggy Staurdust and The Spiders From Mars", tutto
fiero del mio acquisto, e cominciai ad ascoltarlo in continuazione imparandone a
memoria testi e musica. Bowie e' gia'
"nostro", non e' ereditato. I miei fratelli maggiori non sapevano chi fosse,
allora. Glie l'ho raccontato io. E il punto di incontro lo trovammo nella sua
versione di "See Emily Play" dei Pink Floyd che incise nell'album "Pin Ups".
Perche' quel disco dei Pink Floyd, su 45 giri, apparteneva ancora ai fratelli
maggiori ( "La senti questa? Si chiama musica psichedelica", mi aveva detto mio
fratello facendomelo ascoltare per la prima volta, quando avevo 7 anni
).
Bowie lo abbiamo discusso per anni,
abbiamo suonato "Rebel Rebel" in discoteca milioni di volte, siamo andati in
Francia apposta per vederlo suonare nell '83. Serious Moonlight Tour. E anche se
non vende piu' tanti dischi da tempo, ogni volta che esce un suo album io quei
due o tre pezzi veramente belli ce li trovo e mi fa
piacere. Bowie che ha 60 anni, in fondo, vuol
dire che siamo un po' vecchi anche noi. E
questo riesce a farti andare di traverso il te' del mattino e a commuoverti
anche un
po'. ------------------------------ Quando
mi hanno detto "Bowie compirà 60 anni" la prima reazione è stata: wow,
ma allora ne ha solo 16 più di me. Una
differenza anagrafica insignificante, se paragonata all'immensità del
personaggio e del contributo che ha dato alla mia vita. Stranamente, a Bowie ci
sono arrivata un po' tardi: il mio primo amore (fin da bambina) erano gli
Stones, seguiti dai Beatles, Genesis, Pink Floyd... e Bay City Rollers
nell'ordine esatto. Complice non un fratello ma un cugino maggiore, che si
tuffava nel prog-rock verso i suoi 14-15 anni, che corrispondevano agli 11-12
miei. Così, a 12 anni scoprivo Wish you were here, mi prendevo una
scuffiona per Roger Waters (eh, che situazione SPAVENTOSAMENTE profetica) e
dopo poco arrivava lo schiaffo del punk, consegnatomi con sonori manrovesci da
Patti Smith.
Bowie fu un ripensamento
della tarda adolescenza: mi ci avvicinai perché non si poteva prescindere,
e perché nel frattempo mi ero innamorata dei Roxy Music e mi sembrava
evidente il nesso. Non a caso, il "mio" Bowie è quello di Heroes,
Lodger, Scary Monsters: il Bowie a cavallo fra '70s e '80s, quello della
maturità - la sua come uomo, la mia come "esami di" a cui fornì
una sostanziale colonna sonora. Bowie per me è il produttore di Iggy Pop,
il viso affilato da associare con l'affilatissima
Berlino.
Certo, l'ho cantato, ballato e
trasmesso innumerevoli volte. E proprio lui - insieme a Trent Reznor - firma
quello che per me rimane il momento più indimenticabile di ROCK con tutte
le lettere maiuscole a cui abbia mai assistito. Un concerto in una mega arena
fuori Chicago (dove avrei vissuto un altro momento perfetto, ovvero Patti Smith
sul palco coi REM)... i Nine Inch Nails sono in tour con Bowie, e stanno finendo
il loro cazzutissimo set: attaccano Scary Monsters nella versione più
sinistramente industriale che si possa immaginare e arriva Bowie sul palco, che
la canta - così martellante, spigolosa, minacciosa - insieme a Reznor. Da
urlo, da infarto, da ripromettersi di non dimenticare mai, ma proprio mai, a
costo di farne l'ultimo barlume di lucidità concessa. Avrei voluto durasse
per sempre. A quell'epoca, Bowie
probabilmente aveva 50 anni. Significativo anche questo: che un artista continui
ad oltranza ad essere capace di suscitare emozioni tremende per la loro
intensità, che non mollano a distanza di anni ed anzi si riconfermano
giorno dopo giorno in testa alla classifica dei momenti perfetti, nonostante nel
frattempo io abbia visto altre cose, altre band, altre forme
d'arte.
Confesso che da quel momento il
mio rapporto con Bowie è cambiato: continua a non esserci nel suo catalogo
un CD per la mia isola deserta, ma provo per lui una deferenza pressoché
mistica. Nessun artista mi ha mai coinvolto tanto, né i miei (tanti)
preferiti, né la buonanima di Cobain, né quelli che mi hanno sorpreso
e conquistato proprio dal vivo. E' strano confessare di aver riservato un posto
così speciale nel cuore ad un artista che per la maggior parte del tempo ho
percepito con relativa freddezza, ma innegabilmente, inesorabilemte, nel mio
piccolo mondo rock'n'roll, Bowie è sovrano.