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Articoli in questa categoria: Ultimo aggiornamento: nov 04, 2006 08:58 p. |
Come San GennaroBruce Springsteen a Torino.
Questa volta, per questo tour, mi ero riproposto di non avere febbre, di non correre al botteghino o penare al telefono per i biglietti in anticipo. Quindi ieri sera, senza biglietto, ma in compagnia di uno springstiniano bigliettato da mesi e in contatto con vari suoi amici ingolfati di biglietti, sono andato a Torino. No sbatti, come dicono da queste parti. Quindi con molta calma siamo partiti in auto alle sei e un quarto da Melchiorre Gioia a Milano. La calma e il ''no sbatti'' sono durati fino all'uscita di Milano, bloccata da code di pendolari di fine giornata. Gia' prima dell'imbocco per l'autostrada, le mie bestemmie si contavano a centinaia. Alle otto e mezza eravamo ancora a fuori Torino. Lungo la strada Cifra mi segnalava due biglietti gratis. Poi ritrattava subito dopo. Un'amico di Alessandro, lo springstiniano con me, aveva un biglietto in piu' e ci aspettava fuori. Ma aspettare fuori, per uno springstiniano che si e' ingolfato di biglietti, non e' certo la situazione ideale, cosi prima che lo svendesse a chi sa chi, gli faccio dire di andare al botteghino degli accrediti, dire che lo mandava li Alberto XY e che doveva lasciare a mio nome seguito da Radio Due il biglietto. Ci richiama subito dopo: fatto. Ok, il biglietto c'e'. Siamo secondo il navigatore a destinazione raggiunta, ma, essendo il vialone del pala-io-so-sti-cazzi, cioe' Palaisozaki, un lungo viale, appunto, e non avendo dato il numero civico al navigatore perche' non ce l'avevamo, il palazzetto non si vede e ci perdiamo. Sono le nove meno dieci. Io che non volevo ''sbatti'' sono nero, Alessandro e pallido e ha perso la voce. Troviamo il palazzetto grazie alle indicazini, le-nt-i-ss-i-me, di una coppia che ''piscia'' il cane, ma non c'e' un buco di parcheggio. Nove meno cinque. Errore nel prendere un controviale, inversione quasi davanti ai vigili al limite dell'arresto, e la', a venti metri dall'ingresso un buco magico. Ale'. Corriamo. Nove meno tre davanti agli accrediti. Biglietto in mano. Corriamo. Dorre par il perteve? Ehm cioe', dove par il perterre, no cazzo, dove per il parterre, dove dove?!?? In fondo la' a sinistra. Corriamo. Nove meno uno... Nove e siamo dentro. Palazzetto bello ma lo guarderemo dopo. Presto chiamiamo Alberto XY che ci fa entrare nel pit. E quando mai rispondera' a un minuto da inizio concerto il producer di un concerto? Ok, o la va o la spacca. Andiamo all'ingresso pit/recinto privilegiato sottopalco. Prendo uno della security fermamente per un braccio e con fare mafiosissimo gli sussurro in un orecchio: Ha detto .....di... e .... passre.... siamo due.... ''Ah?!?'' mi chiede il tizio divincolandosi. Lo riacciuffo e gli rinfilo la lingua nell'orecchio e gli dico non piu' sussurrante ma quasi incazzato, ''ha detto al-ber-to x-y di farci entrare. Mi ha detto di venire qui che ci avreste fatto entrare''. Gia' su ''alberto'' '' stavo superando il tizio che ormai non aveva altra possibilita' che far sfilare dietro di me anche Alessandro. Ok, dieci metri dal palco e larghi. No sbatti. L'avevo detto io. Sereni. Scenografia ricca, per uno come Bruce che non ha mai speso una lira in scenografia da palco. Qui tra teloni e quinte che scorrono (due), lampioncini da festa di paese e sei lampadari finto antichi avra' speso 750, 1000 dollari al massimo. Apre il mandolino dell'amico mandolino dopo il ciao Torino di Bruce. Band molto piu' affiatata rispetto alla prima uscita a Milano a giugno, i ragazzi hanno preso coraggio, vengono avanti spesso e si divertono. Il pischello mandolino suona spesso faccia a faccia con Bruce manco fosse Little Stevens. Scialfa brava, mitico il Tubista, il suonatore di Basso Tuba, il pianista e' un misto tra Roy Bittan e Sacchi timido. Susy la violinista e' paciosa e felicemente cicciona. Arriva Atlantic City, i pezzi di Bruce sono altra storia, e in certi momenti il palazzetto e' riempito solo della voce di Bruce, e sapete che intendo. Quel vocione, o quel sibilo con il sopracciglio sinistro su su, il ghigno al naso, testa e spalla che tengono la nota. Brrrr. Ma il miracolo di sangennaro, come ormai lo chiamo io, si compie nuovamente quando attacca The River. Mi squaglio e mi ritrovo con la faccia bagnata di lacrime. Ma perche'? Perche' cosi' automaticamente, perche' succede sempre cosi? La versione e' molto bella, diventa un classico popolare di un cantastorie che al bordo della strada tra tante storie di alri, ne infila una sua e vera. Pezzone. Ma mica se puo' piagne cosi e allora Bruce ti infila con un r&r e un honky tonk, via, ancora festa paesana. Metti vino amico e in alto i bicchieri, taca banda. Rag Mama Rag, della Band, e' pazzesca, peccato che non la conosciamo e non saltiamo tutti come salta lui, che la suona come se stesse facendo un You Can Look But You Better Not Touch. My City of Ruins cresce sempre piu', live dopo live. Si finisce in caciara felici e contenti. Bruce non si deve mai perdere. L'autostrada Torino Milano e' un disastro di lavori. Deviazioni per le risaie ci mettono a letto alle tre. Ale'. Pubblicato: Mar - Ottobre 3, 2006 ; |