1+2+3=14
L'induction alla R'nR Hall of Fame degli U2 di
Bruce Springsteen come ce l'ha girata il nostro Stefano byNight.
L'induction alla R'nR Hall of fame degli U2 l'ha
fatta Bruce. Il primo passaggio mi ha chiarito definitivamente cosa è il
Rock'n Roll e perchè ha salvato la mia
vita.
Poi ce ne è ancora fino all'IPOD.
Buona
lettura.
SbN
Uno,
dos, tres, catorce. Significa uno, due, tre, quattordici. Questa
è
l’equazione migliore per
una rock band. Nell’arte, nell’amore e nel rock’n
roll
il totale è diverso dalla
somma degli addendi, altrimenti è come strofinare
due
legnetti e sperare di riuscire ad
accendere un fuoco. Una grande rock band
cerca
lo stesso tipo di combustibile che
ha provocato l’espansione dell’universo
dopo
il Big Bang. C’è voglia
di far tremare la terra e di far fuoco e fiamme,
vuoi
che il cielo si apra e che Dio
faccia capolino. É imbarazzante volere così
tanto
e aspettarsi tanto dalla musica,
ma a volte accade davvero: the Sun
Sessions,
Highway 61, Sgt. Peppers, the
Band, Robert Johnson, Exile on Main Street,
Born
to Run.. oops questo intendevo
tralasciarlo… ... i Sex Pistols, Aretha
Franklin,
the Clash, James Brown; I
nemici pubblici che hanno bisogno di una
nazione
intera per trattenere la loro
forza. Questa è musica pensata non solo
per
prendere il potere esistente ma un
giorno, l’universo e Dio stesso, se
stava
ascoltando. E’ prodotta da
uomini e gli U2 appartengono a questa
lista.
Erano I primi anni 80 e
sono andato con Pete Townshend che era
sempre
interessato a scoprire chi ci
avrebbe un giorno “spodestato” in un club
di
Londra. E loro erano là: un
giovane Bono (che col cuore in mano supportava
la
causa irlandese), the Edge (che razza
di nome è??), Adam e Larry –
stavo
ascoltando l’ultima band
della quale sarei stato in grado di ricordare I
nomi
dei componenti. Fecero un grande
show e avevano un bellissimo sound.
Sollevarono
le folle. Ci incontrammo
dopo e scoprii che erano delle persone
estremamente
piacevoli. Erano davvero
Irlandesi. E questo avrebbe garantito una parte
enorme
del loro successo negli States.
Perchè se gli inglesi a volte hanno
problemi
nell’avere a che fare coi
sentimenti, noi Irlandesi e Italiani non ne
abbiamo.
Arriviamo primi e
“sentiamo” le cose per primi. Gli U2 con il loro suono cupo
e
celestiale che è ovviamente il
suono dell’amore incondizionato e del
desiderio,
il loro più importante
“tema”. Sono in cerca di Dio. Questa band
non
voleva solo conquistare il nostro
mondo ma aveva anche addocchiato
l’aldilà.
Ora sono
diventati una vera band, in cui ogni componente gioca un ruolo
vitale.
Credo che loro in realtà
esercitino una qualche forma di democrazia, una
miscela
esplosiva in una rock band. In
Iraq forse può funzionare. Nel rock no.
Eppure
loro sopravvivono. Hanno
disinnescato la bomba che esiste nel cuore di
ogni
grande rock band e che solitamente
esplode, come vediamo regolarmente da
questo
palco. Ma loro sembrano aver
avuto una comprensione innata della prima
regola
per la “sicurezza” di
una band: “ Ehi coglione, l’altro tipo è molto
+
importante di quanto tu credi!”.
Loro sono ancora un passo + avanti,
seppur
diretti discendenti delle grandi
band che credevano che la musica rock
avrebbe
potuto scuotere il mondo, che
hanno osato avere fede nel loro pubblico,
che
hanno sempre creduto che che dare il
massimo ti avrebbe fatto ottenere lo
stesso
risultato. Hanno creduto al mondo
dorato del pop e alla grande occasione.
Questo
richiede sia un po’ di
ingenuità che una una
mente
calcolatrice. E richiede anche una
profonda fede nel lavoro che svolgi e
nel
suo potere di trasformare le cose.
Gli U2 erano alla riceca di tutto questo
e
hanno costruito un suono, hanno
scritto le canzoni necessarie a questo
progetto.
Sono I custodi di alcuni delle
migliori architetture sonore nel rock and
roll.
The Edge, the Edge, the Edge, the
Edge. E’ un raro e genuino chitarrista e uno de più sensibili
“guitar hero” di tutti i tempi. E’ dedito alla sua band e
riesce ad unirsi alla perfezione con il gruppo. Ma non fatevi ingannare.
Prendete Jimi Hendrix, Chuck Berry, Neil Young, Pete Townshend –
chitarristi che hanno determinato il sound della loro band e del loro tempo. Se
si suona come loro, si riesce davvero ad assomigliare a questi chitarristi. Se
provate a suonare quegli accordi ritmici di quarta su 2 note prolungate, immersi
nell’eco, vi state avvicinando al modo di suonare di Edge. Ricominciate
tutto daccapo e le possibilità che abbiate fortuna sono molto poche. Ci
sono solo una manciata di virtuosi della chitarra che riescono a creare un vero
e proprio universo con il loro strumento, e lui è uno di questi. Lo stile
di Edge crea degli enormi spazi e immensi scenari. E’ un suono emozionante
e mozzafiato che resta sospeso sopra di te come il cielo di una giornata dal
tempo incerto.
Poi diventa definito ed
emerge la sua innata spiritualità, la sua grazia, ed è un
dono.
Ora, tutto questo deve
essere tenuto a freno da qualcosa. La profonda fermezza del basso di Adam
Clayton e l’elegante ritmo del batterista Larry Mullen riescono a
contenere la band e allo stesso tempo a spingerla in avanti. E’ nelle
magnifiche sezioni ritmiche che la band trova la sua sessualità e la sua
pericolosità. Ascoltate “Desire”, lei si muove in
“Mysterious Ways”, le forza vitale di "With or Without You". Larry e
Adam insieme creano l’elemento che evoca l’estatica possibilità
che senza di loro nessun altra band può reclamare il titolo di
“grande rock band”. Beh, Adam l’ho sempre visto come il
più autorevole, il membro più sofisticato. Dal suo lato del
palcoscenico, egli crea non solo la stabilità musicale, ma anche quella
fisica. Il tono e la profondità del suo modo di suonare il basso hanno
permesso alla band di spaziare dal rock alla musica dance e oltre. Una delle
prime cose che ho notato degli U2 è stata che, oltre alla chitarra e al
basso, possiedono dei ritmi
molto
moderni. Invece di un tradizionale
2 e 4, Larry spesso suona con ritmi sincopati e questo collega la band alle
moderne strutture dance. La batteria spesso risuona forte e serrata e questo ha
dato alla band il suo originale profilo e ha permesso alle loro trame rock di
elevarsi verso l’alto partendo proprio dal suo ritmo. Ora Larry,
naturalmente, oltre ad essere un batterista incredibile, porta sulle spalle il
peso di essere l’indispensabile “membro di
bell’aspetto”, cosa che in qualche modo abbiamo sottovalutato nella
E Street Band. Dobbiamo accontentarci del “carismatico”. Le ragazze
amano Larry Mullen. Ho un’assistente donna a cui piacerebbe sedersi sullo
sgabello della sua batteria. Anche un uomo. Tutti abbiamo le nostre
croci.
Bono, da dove iniziare?
Stilista, futuro operatore della World Bank, solo un misero centralinista
però, venditore del Brooklyn Bridge – ah no, un attimo, ha suonato
sotto il Brooklyn Bridge, giusto. Futuro dirigente della catena Bono Burger,
dove un pazzo irlandese racconterà più di un milione di storie. Ora mi
accorgo che è uno sporco lavoro, ma qualcuno deve pur farlo. Ma non
lasciare ancora il tuo lavoro, amico mio, sei abbastanza bravo. E un suono
così potente ha bisogno di qualcuno che lo tenga a bada, e questo Bono fa.
La sua voce, aperta e dal grande cuore, sempre completamente adatta ad ogni
occasione, non importa quanto debba sforzarsi. E’ un grande frontman.
Contro ogni previsione, non è l’immagine che ogni madre ha di un
ex-tossico pelle e ossa. Ha il fisico di un giocatore di rugby… beh, ex
giocatore di rugby. Uno sciamano, imbroglione, uno dei più grandi e
più accattivanti messia del rock. Che Dio ti benedica! Bisogna incontrarne
uno per conoscerlo. Vedete, ogni
buon
frontman irlandese e
italo-irlandese sa che prima di James Brown c’era solo Gesù.
Perciò mantenete gli archi di McDonald sul palco, ragazzi, non siamo
ironisti. Siamo creazioni del cuore e della terra e delle stazioni della Via
Crucis. Da qui non si scampa. Ha il dono di una voce lirica e di un bellissimo
falsetto, cosa rara tra i cantanti rock. Ma ancora più importante, la sua
è una voce pervasa di insicurezza. Questo è ciò che permette a
quel grande sound di funzionare. E’ l’elemento del talento di Bono,
insieme con la sua bellissima dote di autore di testi, che dà alla musica
degli U2, spesso celestiale, la sua fragilità e la sua componente di
realtà. E’ negli gli interrogativi, i costanti interrogatici nella
voce di Bono, che la band avanza i propri diritti nei confronti della propria
natura umana e dichiara la sua comunione con noi. Ora la voce di Bono spesso
risuona come se non provenisse dal di sopra della band, ma dal suo interno:
“Eccoci qui, Signore, questo disordine,
in
tua immagine”. Mantiene fede a
tutto questo con grande fascino e un sorrisetto che dice: “Baciami, sono
irlandese”. E’ uno dei più grandi frontman degli ultimi 20
anni. E’ anche uno dei pochi musicisti che dedica la sua fede personale e
gli ideali della sua band nel mondo reale in un modo che resta fedele alle prime
implicazioni del rock nell’ambito della libertà e alla prospettiva di
un qualcosa di meglio.
Ora veniamo
alle bellissime canzoni della band - Pride (In The Name of Love),"Sunday Bloody
Sunday," "I Still Haven't Found What I'm Looking For," "One," "Where the Streets
Have No Name," "Beautiful Day" – ci ricordano quello in cui la band crede.
E’ un incredibile collezione di pezzi. Nella loro musica puoi sentire la
spiritualità sia come “casa” che come “ricerca”.
Come puoi trovare Dio a meno che lui non sia già nel tuo cuore, nei tuoi
desideri e nei tuoi piedi?” Io credo che questa sia una grossa parte di
quello che ha tenuto il gruppo unito per tutti questi anni. Vedete, una band si
forma per caso, ma non sopravvive per caso. Ci vuole volontà, comunione di
intenti, il senso di condividere qualcosa e tolleranza nei confronti dei difetti
degli altri. E questo pareggia I conti. Gli U2 non solo hanno pareggiato I conti
ma hanno addirittura superato le previsioni continuando a fare un ottimo lavoro,
rimanendo uno dei migliori gruppi e continuando a scalare le classifiche per 25
anni.
Mi sento molto vicino a questi
ragazzi sia come persone che come
musicisti.
Beh stavo seduto sul
divano in pigiama con mio figlio maggiore. Lui guardava la TV. Io stavo
svolgendo una delle mie attività preferite: stavo contando tutti I soldi
che avevo perso per non aver accettato sponsorizzazioni e pensavo a quanto avrei
potuto divertirmi con quei soldi. Improvvisamente sento “uno dos tres
catorce!” e alzo la testa. Ma invece delle solite figure di pseudo-hippie
che saltellano al ritmo dello spot dell’Ipod vedo I miei ragazzi! Oddio!!!
Si sono venduti!! Ora, quel che so dell’Ipod è questo: è un
affare che suona musica. Certo, la loro nuova canzone era grandiosa, I ragazzi
stanno facendo faville, ma mi sembra di sentire l’eco del mio tecnico
Jimmi Jovine da qualche parte. Già. Ora, personalmente ho una vita
assurdamente costosa che mia moglie tollera a malapena. Faccio fuori tutti I
soldi e questo richiede un continuo introito. Ma ho anche un immagine di me che
mi trattiene dall’incassarli davvero. Ecco il mio problema. Mi lamento
sempre. Così la mattina dopo
chiamo
Jon Landau (o come lo chiamo io “il Paul Mc Guinness americano”) e
gli dico: “Hai visto questa roba dell’Ipod?” e lui risponde
“Si”. E aggiunge “Ho sentito che non hanno preso soldi.”
E io “Non hanno preso soldi??” e lui: Ma pensa sti furbetti
irlandesi… Chiunque, chiunque può fare una pubblicità e prendere
I soldi. Ma fare la pubblicità e non prendere I soldi… questa si che
è un idea!!!” e io “Jon, voglio che chiami Bill Gates o
chiunque si occupi di questa cosa e che tu gli dica: un Ipod rosso, bianco e blu
firmato da Bruce “the Boss” Springsteen. Ora ricorda… non
importa quanto ti offrirà: tu rifiuta!!!” Ad ogni modo dopo quella
sera per il mese successivo ho continuato a sentire provenire dalla stanza del
mio caro figlio quattordicenne, giorno dopo giorno una voce che ultimamente ha
perso un po’ di tono: uno, dos, tres catorce. L’equazione perfetta
per il rock and roll. Grazie ragazzi.
Pubblicato: Lun - Marzo 21, 2005 ;