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Ultimo aggiornamento: gen 26, 2007 01:20 p.
Per la serie
Dal divano di dj Lueeza.
(location: qualcosa di F.L.Wright, se non
sbaglio.)
A me le serie ospedaliere
piacciono quasi tutte, tranne quelle italiane. Così come mi piacciono
tantissimo quasi tutte le serie fra il poliziesco classico (Law & Order
resta tra i miei preferiti di sempre) e CSI: mi piacciono Numbers, Bones, adoro
Cold Case e Senza Traccia. Disprezzo invece NCIS (propaganda repubblicana
guerrafondaia della peggior specie) e l'italianissima
RIS.
Il mio busillis è proprio
questo: come mai le serie americane sono tutte o quasi ben fatte, con storie
complesse, interpreti capaci di una larga gamma di espressioni, facce
interessanti e endings non sempre happy - mentre le serie televisive italiane
sono sempre e soltanto fiction di bassa lega? Mi sono affezionata a Distretto di
Polizia per la comicità involontaria di Ricky Memphis, poi quando il suo
personaggio è morto ho continuato a vederlo per abitudine, ma lo show
è irrimediabilmente scaduto, o meglio si è rivelato al 100% come
un'accozzaglia di storie banali dove i buoni vincevano sempre e
comunque.
I personaggi delle serie
americane sono strani, particolari, ma non rompono le palle con le loro tragedie
personali: Mac Taylor di CSI NY (che poi è interpretatoda Gary Sinise, mica
l'ultimo arrivato) ha perso la moglie l'11 settembre, ma la cosa è stata
solo fatta intuire al pubblico; in CSI Miami Horatio Caine (altra star, David
Caruso) ha un fratello incasinatissimo che prima sembra morto poi riappare poi
si scopre che ha una figlia illegittima e Horatio è lì che mette toppe
a tutte 'ste cose, ma non te lo fanno pesare come un macigno - nel modo in cui
ad esempio ci sorbivamo tutte le litigate fra Claudia Pandolfi e sua sorella in
Distretto di Polizia. Di altri personaggi ti concedono solo frammenti di
scenario familiare, ma la cosa è furbetta e quanto mai intrigante: Lily
Rush di Cold Case vive con due gatti strappati alla vivisezione, ed ecco che io
mi chiedo perché, mi appassiono a questo tratto che rende la detective
così vicina da sentirla quasi amica. Di altri ancora, conosciamo tutte le
sfaccettature più dolorose, che sono pero riportate con dignità quasi
documentaristica. E.R. in questo caso ha avuto momenti magistrali: dal tentativo
di suicidio dell'infermiera Carol fin nella prima puntata, alla lotta di Mark
Greene col tumore al cervello, alla devastazione che la sua scomparsa ha
lasciato su famiglia e amici. E.R. ci ha fatto vedere l'agonia di un genitore,
la perdita di un figlio, la guerra e il sacrificio, la lotta con le assuefazioni
più subdole, il conflitto generazionale, la ricerca di un'identità
americana nelle famiglie appena immigrate, madri che crescono figli da sole,
coppie omosessuali e tentativi di adozione, disabilità assortite. Tutto,
almeno apparentemente, senza filtro. E senza mai essere banale. Non si contano
le sere in cui mi sono messa a piangere mentre lo guardavo (quando succede, mi
prendo in giro da sola, mi giro verso Adriano e gli dico "Oh che serata
divertente!" mentre singhiozzo), invece con le fiction italiane l'unica
sensazione che provo, dopo circa dieci minuti, è di completa
insofferenza.
Possibile che sia solo
una questione di budget? Non credo, secondo me è proprio una questione di
emancipazione culturale assente da parte di chi scrive e di chi produce. Sono
tutti complici nel propinarci prodotti che hanno il sapore di un formaggino,
l'odore di un bagnoschiuma a buon mercato: insignificante. Persino gli intepreti
fanno parte di questa macchinazione: se fossi Giorgio Tirabassi chiederei di
più ai miei autori, vorrei qualcosa di emozionante, se non altro per
orgoglio professionale. Invece no, tutti lì a guadagnarsi la pagnotta senza
fatica, senza sudore, aspirando al buona la prima perché così si va
tutti a casa presto, e chissenefrega se la scena sa di segatura, se la location
è rimediata, se la faccia dell'interprete è vuota. Comportiamoci come
se fosse tutto un lungo spot della Tim, del Vaporetto Ariete, del burro Prealpi.
Mettiamoci una musica che costa due lire e che l'ha fatta mio cugggino, monta al
volo e via, è pronto. Vai colla prima serata, per cerebrolesi.