Tequila!


Di dj Lueeza.



Ho imparato a bere tequila da Willy DeVille. Ah certo, già la bevevo, ma assolutamente non nel modo giusto. Qualche bum-bum qua e là, sale e limone centellinati, un generale approccio da signorina: sbagliatissimo.
 
La doverosa premessa è che la tequila va innanzitutto capita: questo può accadere facendo un viaggio (in Messico, ovviamente), oppure sottoponendosi ad un'esperienza di gruppo, in cui la musica si faccia assordante e il ballo ti tolga il fiato. Alla tequila bisogna avvicinarsi o con un atteggiamento da turista-ricercatore, o con una sete ben collocata fra il misticismo e l'arsura.
 
Oppure ancora, si deve avere davanti un uomo che ne ha viste tante e fatte troppe, che solo a guardarti ti fa sentire zingara, che è capitato nella tua vita in una caspula spazio-temporale minuscola, poche ore al massimo in una città per lui straniera e che tu senti poco tua. Bisogna anche trovarsi in un contesto in cui tutto consiglierebbe di comportarsi in maniera educata e senza attirare troppo l'attenzione su di sé, ad esempio una cena organizzata da una casa discografica in un grande albergo.
 
La tequila arriva sul tavolo con gli spicchietti di limone e le prese di sale, ed ecco che tu, femminuccia che non sei altro, avvicini le labbra impacciate all'orlo del bicchiere. E' solo l'inizio della serata, e vorresti che fosse lunga e divertente - quindi meglio non strafare, non sbronzarsi al volo, meglio metter su quella performance da europea indie-chic che ti riesce così bene. Sulla fossetta della mano sinistra, quella che si crea fra il dorso della mano e il pollice, hai già messo un po' di sale e tieni la mano in rigido equilibrio per non farlo cadere - un po' per non sembrare completamente imbranata, un po' per scaramanzia. Chiudi gli occhi per bere il primo sorso.
 
Ma a quel punto tutto cambia. Ad occhi chiusi, senti che la tua mano viene presa con forza, e con forza leccata, succhiata, baciata. La tua mano non è più tua, se l'è rubata il corsaro di fronte e se la tiene stretta, lo capisci senza nemmeno bisogno di aprire gli occhi. Quando li apri, gli occhi, lo vedi che tracanna la sua tequila e poi divora la sua fetta di limone: poi mette il sale sulla fossetta della sua mano, ed è il tuo turno.
 
Una, due, tre volte e chissà quante ancora.
Gli altri al tavolo nel frattempo mangiano, non sai nemmeno se siano più imbarazzati o divertiti da quello che sta accadendo - ma non importa, perché tu, ora, sai cos'è la tequila, sai che ti farà entrare in un ascensore e poi in una lussuosissima stanza, e ti farà ridere e sognare e molto altro.
Una serata così, che speravi fosse lunga, dura tutta la vita: perlomeno quando hai un po' di tequila davanti. Altro che recherche, altro che madeleines.
 

Pubblicato: Mar - Maggio 22, 2007 ;    


©